Lasciamo il polmone verde della città (conoscuto anche come "la montagna di Torino) e ci addentriamo nel centro città passeggiando tra VIA PO e le PIAZZE SAN CARLO, CASTELLO, CARIGNANO. Queste zone ricche di caffè storici ci fanno subito venire in mente il BICERIN (bicchierino) la bevanda per eccellenza della città. Non si trova in periferia, non è un prodotto proprio economico, è un rito, un abitudine delle domeniche mattina/pomeriggio invernali. Com'è fatto il Bicerin? E' un mix tra caffe, cioccolata calda e crema di latte. Quest'ultima è una panna ferma (non è assolutamente una panna montata!). Non è corretto, non si mescola e non si zucchera!
Oggi viene servito in un solo bicchiere abilmente mixato da chi sta dietro al bancone. Si pensa però che inizialmente venisse servito in 3 bicchieri diversi (panna, caffè, cioccolata). La persona al tavolo aveva una tazza e si personalizzava il bicerin in base ai propri gusti.

Soffermiamoci un attimo su PIAZZA CASTELLO. La presenza di Palazzo Reale ci fa subito pensare ai banchetti reali, alle carni, agli arrosti e alle salse. Ma qual'è la salsa tipica della cucina Piemontese? Parliamo del BAGNETTO VERDE. Un intingolo a base di prezzemolo, acciughe, pane raffermo imbevuto nell'aceto e aglio. Il tutto tritato rigorosamente con la mezzaluna. Questa salsa è ideale per accompagnare i bolliti (ottimo con la lingua), i tomini (formaggio fresco tipico piemontese) ma a me piace anche semplicemente spalmato su una buona fetta di pane. Le ricette sono tante e ognuno la personalizza in base ai propri gusti. Quella più famosa e storica è forse quella di un cuoco di corte (tal Giovanni Vialardi) che nell'800 lavorava per i Savoia proprio nelle cucine di Palazzo Reale. Nella Biblioteca Reale di Piazza Castello è possibile visionare il ricettario di Vialardi con la ricetta del bagnetto verde "di corte". In quegli anni infatti i cuochi avevano preso l'abitudine di riportare le loro ricette su carta dandoci così oggi la possibilità di scoprire cosa mangiavano e come venivano presentati i piatti non solo a palazzo ma anche nelle cucine della borghesia Torinese. Ma cosa/come mangiavano i Savoia? Mangiavano bene ma molto pesante e grasso ed avevano un sacco di problemi di salute proprio a causa della loro alimentazione. Tornando ai ricettari nella Biblioteca Reale non è conservato solo quello di Vialardi (che tra l'altro pare abbia scritto anche la ricetta del Vermouth di cui parleremo dopo) ma anche qualli di tanti altri cuochi. In passato fu addirittura organizzata una mostra sui ricettari.

Lasciamo i Reali e raggiungiamo una zona decisamente più popolare. Il MERCATO DI PORTA PALAZZO, luogo molto caro ai Torinesi. E' l'area mercatale più grande d'Europa, si vende di tutto, soprattutto prodotti gastronomici. L'area più gettonata è quella della tettoia dei contadini (dietro la magnifica tettoia dell'orologio). In questa zona i contadini che vivono nella periferia torinese vengono a vendere i loro prodotti. Grazie alla multietnicità della zona si trovano produttori venuti da tutto il mondo che hanno deciso di investire nella campagna ed oggi sotto la tettoia del contadino vendono la propria produzione. Qual'è l'ortaggio più venduto? Il CAVOLO! Elemento importante nella cucina piemontese se ne trovano tantissimi. Nel rispetto della multietnicità non può mancare quello Cinese utilizzato per fare i ravioli al vapore. Sempre a Porta Palazzo segnalo il nuovissimo MERCATO CENTRALE che sorge dove un tempo si trovavano le ghiacciaie che venivano utilizzate quando ancora i frigoriferi non erano stati inventati per tenere fresca la merce deperibile. Dopo un attento recupero sono oggi nuovamente visitabili. Lo spazio occupa uno spazio di 4.500 mq distribuito su tre livelli e si trovano una trentina di botteghe tra artigiani del gusto, ristoranti, una scuola di cucina, una birreria, bar, caffetterie, ecc. Possiamo dire che il Mercato Centrale sia il nuovo riferimento per il cibo del capoluogo piemontese.

Spostandoci verso Nord un passaggio al BALON è d'obbligo. E' lo storico mercato dell'antiquariato, del vintage e del collezionismo della città. Non si sa con certezza il perché di questa denominazione. A inizio Seicento è documentata la presenza di “un’osteria del pallone” nel quartiere tra Porta Palazzo e la Dora, il che fa presupporre un uso ludico della zona; non è un caso quindi se il quartiere è soprannominato “Balon” che in Piemontee vuol dire proprio Pallone, forse proprio in riferimento al gioco. E' un quartiere molto vivo e movimentato. Si trovano tantissime piccole trattorie di quartiere con un'ottima cucina piemontese e anche di altre Regioni d'italia. Luoghi conosciuti e frequentati da studenti e gente del posto. Camminando giungiamo alla zona vicino a Corso Giulio Cesare (Piazza Foroni conosciuta anche come piazza Cerignola). Perché Cerignola? Perché la zona fu testimone di una forte migrazione dalla Puglia. Nel mercato rionale si trovano quindi olive, lampascioni, fave, cime di rapa, orecchiette e i TARALLI. Degno di nota il locale AL COVO gestito da Nicola, un cerignolano doc, che nel 1999 abbandonato il lavoro di riparatore di radio tv si inventò un tarallificio. L'idea, a Torino, funziona, la gente si mette in coda per comprare i taralli di Nicola. I pacchi sono da mezzo chilo e, oltre alla versione naturale e ai semi di finocchio, sono proposte le varianti alla cipolla, al peperoncino, al rosmarino, alle patate.

Un piccolo cenno alla zona di SAN DONATO e della DORA RIPARIA il fiume non navigabile della città.
Contrariamente a quanto si pensi la storia industriale della città non è iniziata dall'auto che è arrivata nel tardo 800/900, ma dell'industria alimentare legata al cioccolato e alla lavorazione del cacao (inizio 800). Molti produttori di cioccolato iniziarono a lavorare in alcuni stabilimenti dislocati lungo i canali deviati dalla Dora perché non essendoci ancora la corrente elettrica utilizzavano l'energia idraulica per fare funzionare ì loro macchinari. Oggi in zona si trovano ancora alcuni piccoli laboratori artigianali di cioccolato, ma la produzione industriale da tempo è stata spostata fuori città.

Citiamo anche la zona di MIRAFIORI, BORGO SAN PAOLO che fa venire subito in mente la FIAT e l'operaio che tutti i giorni si portava il "baracchino" (la schiscetta in milanese) ovvero il pasto che ti porti da casa se non hai la mensa. Cosa mangi oggi? Cosa ti ha preparato tua moglie/mamma? Chissà quante discussioni e contaminazioni "gourmet". Una menzione al Birrificio SAN PAOLO e ai diversi birrifici Torinesi che negli ultimi anni stanno vivendo vivendo un momento di grande interesse e sviluppo.

Finiamo questo giro enogastronomico a SAN SALVARIO. Il quartiere dell'aperitivo 100% torinese concepito come un buon bicchiere di vino o meglio ancora un VERMOUTH (o cocktail di vermouth). Cos'è il Vermouth? La ricetta è segretissima...nessuno ve la rivelerà. Era il 1786 quando Antonio Benedetto Carpano, nella bottega di Marendazzo di Piazza della Fiera (oggi Piazza Castello) mise a punto la ricetta di un vino liquoroso aromatizzato con una miscela di oltre trenta piante aromatiche tra cui spiccava l’artemisia maggiore. E proprio al nome tedesco dell’artemisia, Wermut, si ispirò per battezzare il preparato. Il successo dell’infuso liquoroso fu immediato e incontrò i favori anche del re Vittorio Amedeo III. La popolarità della bevanda spinse altri produttori a trovare la propria formula e a perfezionare il vermouth contribuendo alla sua diffusione internazionale: Cora, Cinzano, Martini & Rossi, Gancia, Cocchi, Anselmo, Ballor, Calissano, Radicati.

Termina qui il nostro tour enogastronomico, c'è tanto da vedere, fare, degustare. Vi aspettiamo nel GIRONE DEI GOLOSI!!

SI!!

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TORINO E IL GIRONE DEI GOLOSI

TORINO E IL GIRONE DEI GOLOSI

Nei giorni scorsi grazie ad una chiacchierata con FRANCESCA una super guida turistica esperta e preparata e nostro valido partner sul territorio ho scoperto una Torino che conoscevo solo in parte. Francesca in mezz'ora di chiacchierata è riuscita a farmi fare un giro della città vista dal punto di vista enogastronomico ed è riuscita a stupirmi. Io che ho girato Torino in lungo e in largo pensavo di conoscerla molto bene e invece c'è sempre da imparare. Tanti gli spunti che cercherò di riassumere in questo mio pezzo. Allora partiamo per una passeggiata lungo la città, seguitemi...

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Partiamo da Corso Moncalieri, dalla Chiesa della Gran Madre punto d'osservazione privilegiato sulla città perchè si affaccia direttamente sul Po e su Piazza Vittorio spostandoci verso la PRECOLLINA TORINESE.
Nonostante sia una zona tutto sommato centrale è curioso scoprire come dove oggi sorgono giardini più o meno privati un tempo ci fossero anche coltivazioni. Cosa si coltivava? La collina era disseminata di vigneti e si produceva vino in gran quantità che veniva consumato dai cittadini torinesi. Con il passare degli anni i vigneti sono scomparsi lasciando spazio a meravigliose residenze barocche, parchi pubblici e ville private con altrettanto magnifici giardini. Negli ultimi anni è riemerso l'interesse per i vini della collina torinese e nel suo territorio sono numerosi i produttori che hanno reimpiantato dei vigneti ed oggi è possibile degustare del buon vino a pochi passi dal centro. Il vigneto più famoso è quello della VILLA DELLA REGINA una delle residenze reali che compongono "la corona di delizie" dei Savoia. Recentemente restaurata, colpisce per la sua bellezza, la sua affascinante storia tutta al femminile e i suoi meravigliosi giardini con terrazze panoramiche, architetture e giochi d'acqua. Al termine della visita si può fare una degustazione di vino Freisa nel vigneto e per i più piccoli un assaggio del miele "reale" prodotto proprio qui.

Lasciamo il polmone verde della città (conoscuto anche come "la montagna di Torino) e ci addentriamo nel centro città passeggiando tra VIA PO e le PIAZZE SAN CARLO, CASTELLO, CARIGNANO. Queste zone ricche di caffè storici ci fanno subito venire in mente il BICERIN (bicchierino) la bevanda per eccellenza della città. Non si trova in periferia, non è un prodotto proprio economico, è un rito, un abitudine delle domeniche mattina/pomeriggio invernali. Com'è fatto il Bicerin? E' un mix tra caffe, cioccolata calda e crema di latte. Quest'ultima è una panna ferma (non è assolutamente una panna montata!). Non è corretto, non si mescola e non si zucchera!
Oggi viene servito in un solo bicchiere abilmente mixato da chi sta dietro al bancone. Si pensa però che inizialmente venisse servito in 3 bicchieri diversi (panna, caffè, cioccolata). La persona al tavolo aveva una tazza e si personalizzava il bicerin in base ai propri gusti.

Soffermiamoci un attimo su PIAZZA CASTELLO. La presenza di Palazzo Reale ci fa subito pensare ai banchetti reali, alle carni, agli arrosti e alle salse. Ma qual'è la salsa tipica della cucina Piemontese? Parliamo del BAGNETTO VERDE. Un intingolo a base di prezzemolo, acciughe, pane raffermo imbevuto nell'aceto e aglio. Il tutto tritato rigorosamente con la mezzaluna. Questa salsa è ideale per accompagnare i bolliti (ottimo con la lingua), i tomini (formaggio fresco tipico piemontese) ma a me piace anche semplicemente spalmato su una buona fetta di pane. Le ricette sono tante e ognuno la personalizza in base ai propri gusti. Quella più famosa e storica è forse quella di un cuoco di corte (tal Giovanni Vialardi) che nell'800 lavorava per i Savoia proprio nelle cucine di Palazzo Reale. Nella Biblioteca Reale di Piazza Castello è possibile visionare il ricettario di Vialardi con la ricetta del bagnetto verde "di corte". In quegli anni infatti i cuochi avevano preso l'abitudine di riportare le loro ricette su carta dandoci così oggi la possibilità di scoprire cosa mangiavano e come venivano presentati i piatti non solo a palazzo ma anche nelle cucine della borghesia Torinese. Ma cosa/come mangiavano i Savoia? Mangiavano bene ma molto pesante e grasso ed avevano un sacco di problemi di salute proprio a causa della loro alimentazione. Tornando ai ricettari nella Biblioteca Reale non è conservato solo quello di Vialardi (che tra l'altro pare abbia scritto anche la ricetta del Vermouth di cui parleremo dopo) ma anche qualli di tanti altri cuochi. In passato fu addirittura organizzata una mostra sui ricettari.

Lasciamo i Reali e raggiungiamo una zona decisamente più popolare. Il MERCATO DI PORTA PALAZZO, luogo molto caro ai Torinesi. E' l'area mercatale più grande d'Europa, si vende di tutto, soprattutto prodotti gastronomici. L'area più gettonata è quella della tettoia dei contadini (dietro la magnifica tettoia dell'orologio). In questa zona i contadini che vivono nella periferia torinese vengono a vendere i loro prodotti. Grazie alla multietnicità della zona si trovano produttori venuti da tutto il mondo che hanno deciso di investire nella campagna ed oggi sotto la tettoia del contadino vendono la propria produzione. Qual'è l'ortaggio più venduto? Il CAVOLO! Elemento importante nella cucina piemontese se ne trovano tantissimi. Nel rispetto della multietnicità non può mancare quello Cinese utilizzato per fare i ravioli al vapore. Sempre a Porta Palazzo segnalo il nuovissimo MERCATO CENTRALE che sorge dove un tempo si trovavano le ghiacciaie che venivano utilizzate quando ancora i frigoriferi non erano stati inventati per tenere fresca la merce deperibile. Dopo un attento recupero sono oggi nuovamente visitabili. Lo spazio occupa uno spazio di 4.500 mq distribuito su tre livelli e si trovano una trentina di botteghe tra artigiani del gusto, ristoranti, una scuola di cucina, una birreria, bar, caffetterie, ecc. Possiamo dire che il Mercato Centrale sia il nuovo riferimento per il cibo del capoluogo piemontese.

Spostandoci verso Nord un passaggio al BALON è d'obbligo. E' lo storico mercato dell'antiquariato, del vintage e del collezionismo della città. Non si sa con certezza il perché di questa denominazione. A inizio Seicento è documentata la presenza di “un’osteria del pallone” nel quartiere tra Porta Palazzo e la Dora, il che fa presupporre un uso ludico della zona; non è un caso quindi se il quartiere è soprannominato “Balon” che in Piemontee vuol dire proprio Pallone, forse proprio in riferimento al gioco. E' un quartiere molto vivo e movimentato. Si trovano tantissime piccole trattorie di quartiere con un'ottima cucina piemontese e anche di altre Regioni d'italia. Luoghi conosciuti e frequentati da studenti e gente del posto. Camminando giungiamo alla zona vicino a Corso Giulio Cesare (Piazza Foroni conosciuta anche come piazza Cerignola). Perché Cerignola? Perché la zona fu testimone di una forte migrazione dalla Puglia. Nel mercato rionale si trovano quindi olive, lampascioni, fave, cime di rapa, orecchiette e i TARALLI. Degno di nota il locale AL COVO gestito da Nicola, un cerignolano doc, che nel 1999 abbandonato il lavoro di riparatore di radio tv si inventò un tarallificio. L'idea, a Torino, funziona, la gente si mette in coda per comprare i taralli di Nicola. I pacchi sono da mezzo chilo e, oltre alla versione naturale e ai semi di finocchio, sono proposte le varianti alla cipolla, al peperoncino, al rosmarino, alle patate.

Un piccolo cenno alla zona di SAN DONATO e della DORA RIPARIA il fiume non navigabile della città.
Contrariamente a quanto si pensi la storia industriale della città non è iniziata dall'auto che è arrivata nel tardo 800/900, ma dell'industria alimentare legata al cioccolato e alla lavorazione del cacao (inizio 800). Molti produttori di cioccolato iniziarono a lavorare in alcuni stabilimenti dislocati lungo i canali deviati dalla Dora perché non essendoci ancora la corrente elettrica utilizzavano l'energia idraulica per fare funzionare ì loro macchinari. Oggi in zona si trovano ancora alcuni piccoli laboratori artigianali di cioccolato, ma la produzione industriale da tempo è stata spostata fuori città.

Citiamo anche la zona di MIRAFIORI, BORGO SAN PAOLO che fa venire subito in mente la FIAT e l'operaio che tutti i giorni si portava il "baracchino" (la schiscetta in milanese) ovvero il pasto che ti porti da casa se non hai la mensa. Cosa mangi oggi? Cosa ti ha preparato tua moglie/mamma? Chissà quante discussioni e contaminazioni "gourmet". Una menzione al Birrificio SAN PAOLO e ai diversi birrifici Torinesi che negli ultimi anni stanno vivendo vivendo un momento di grande interesse e sviluppo.

Finiamo questo giro enogastronomico a SAN SALVARIO. Il quartiere dell'aperitivo 100% torinese concepito come un buon bicchiere di vino o meglio ancora un VERMOUTH (o cocktail di vermouth). Cos'è il Vermouth? La ricetta è segretissima...nessuno ve la rivelerà. Era il 1786 quando Antonio Benedetto Carpano, nella bottega di Marendazzo di Piazza della Fiera (oggi Piazza Castello) mise a punto la ricetta di un vino liquoroso aromatizzato con una miscela di oltre trenta piante aromatiche tra cui spiccava l’artemisia maggiore. E proprio al nome tedesco dell’artemisia, Wermut, si ispirò per battezzare il preparato. Il successo dell’infuso liquoroso fu immediato e incontrò i favori anche del re Vittorio Amedeo III. La popolarità della bevanda spinse altri produttori a trovare la propria formula e a perfezionare il vermouth contribuendo alla sua diffusione internazionale: Cora, Cinzano, Martini & Rossi, Gancia, Cocchi, Anselmo, Ballor, Calissano, Radicati.

Termina qui il nostro tour enogastronomico, c'è tanto da vedere, fare, degustare. Vi aspettiamo nel GIRONE DEI GOLOSI!!

SI!!